Cosa può comportare la commercializzazione sregolata dei sostituti del latte materno?
Pesanti conseguenze, purtroppo. La storia del declino dei tassi di allattamento degli ultimi decenni ci racconta che il marketing aggressivo, i messaggi ambigui, l’incalzante distribuzione di campioni gratuiti fin dentro gli ospedali, le pressioni più o meno velate nei confronti delle figure sanitarie sulle prescrizioni, hanno avuto una responsabilità nell’ambito di tale declino.
In un periodo storico ancora fragile dal punto di vista della ricostruzione della cultura dell’allattamento, nel quale molti passi avanti sono stati fatti rispetto a qualche decennio fa, ma non ancora abbastanza, dove i tentativi di aiutare le mamme a riscoprire le loro capacità innate e istintive nell’accudimento dei piccoli sono in crescita ma incontrano ancora resistenze, proprio in questo momento ancora debole, il marketing sbagliato, ma anche solo il singolo messaggio fuorviante, la singola pratica scorretta, possono fare la differenza in negativo, indebolendo anziché rafforzando questa rete di supporto.
Il messaggio sbagliato arriva alla mamma, ma può arrivare anche alla nonna, alla zia, al contesto sociale in generale, e così, singolo messaggio dopo singolo messaggio, singola piccola pratica dopo singola piccola pratica, tanti piccoli fiocchi di neve possono diventare una valanga che colpisce in pieno questi tentativi di ricostruzione.
Certo non si vuole affermare che la commercializzazione scorretta dei sostituti del latte materno sia l’unica responsabile del declino dei tassi di allattamento a cui si è assistito nel vicino passato, ma ha avuto indubbiamente una grossa influenza, sia direttamente che indirettamente attraverso l’inadeguato coinvolgimento di figure sanitarie.
Conoscenze andate perse, una cultura che ha allontanato l’idea dell’allattamento come norma biologica, nella quale fin da piccole si cresce con poca esperienza diretta di molte donne che allattano attorno a noi, poco sostegno, scarso aiuto nel fidarsi del proprio sapere innato, cambiamenti sociali che hanno visto la donna fortunatamente più protagonista nel mondo del lavoro, ma ai quali purtroppo non sono seguite sufficienti misure per la conciliazione di lavoro e maternità, sono tutti fattori determinanti e concatenati, tra i quali la commercializzazione a tratti ”selvaggia” dei sostituti si è inserita con un ruolo trainante, e se non adeguatamente monitorata può tuttora continuare a farlo.
A tal proposito è stato elaborato da OMS e Unicef il Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno.
In vigore dal 1981, il Codice dà indicazioni su più fronti: vieta la pubblicità, le promozioni, la distribuzione di campioni gratuiti a fini promozionali di tutti i latti artificiali, di biberon e tettarelle e di tutti i prodotti rappresentati come idonei a sostituire il latte materno sotto i sei mesi di età. Regolamenta inoltre le etichettature, che dovranno essere complete di informazioni sulla superiorità del latte materno, sui rischi dei surrogati, sulle corrette modalità di preparazione ed età di utilizzo. È alta la vigilanza anche sul rischio di conflitto di interessi: sono regolamentati la donazione di attrezzature e materiali informativi ai medici, l’informazione ai sanitari, eventuali contributi per congressi/viaggi e simili ed è vietato l’incentivo sia finanziario che materiale.
È proprio al Codice che l’Italia si è ispirata nel delineare il Decreto Ministeriale 82/2009, con il quale sono regolamentati i latti formula 1 e di proseguimento, la loro composizione e la loro etichettatura (conformemente al Codice), il rischio di conflitto di interessi (la donazione di attrezzature e materiali informativi ai medici è regolata come nel Codice, mentre i contributi e le sponsorizzazioni dei produttori nei congressi sull’alimentazione della prima infanzia sono del tutto vietati) ed è fatto divieto di predisporre uno spazio predefinito per la prescrizione di latte di formula alle dimissioni del neonato dall’ospedale, al fine di evitare la pubblicizzazione delle varie marche (la cosiddetta turnazione, che purtroppo sappiamo avvenire ancora in qualche struttura).
Va precisato invece che il divieto di pubblicità e promozione in generale in Italia è limitato solo ai latti formula 1. Il Codice copre viceversa più prodotti ed è un fondamentale principio ispiratore, ma per quanto riguarda il vincolo legale e le sanzioni, questi sono limitati al D.M. 82/2009.
Le violazioni del Codice sono comunque segnalabili consultando il sito www.ibfanitalia.org. IBFAN Italia fa parte di IBFAN – International Baby Food Action Network.
Importante è segnalare che uno degli obiettivi del Codice e del Decreto è anche quello di tutelare i bambini già alimentati artificialmente, e a questo scopo essi prevedono indicazioni sulla corretta informazione per la preparazione e somministrazione, oltre alla presenza nel Decreto di dettagli specifici sui valori e la composizione che i latti formula 1 e di proseguimento devono avere.
Per tutti i dettagli, i testi completi del Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno e del D.M. 82/2009 sono consultabili ai seguenti link:
http://www.ibfanitalia.org/testo-codice/
https://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/dettaglioAtto?id=29174
Valeria Paoletto – Facilitatrice in Allattamento per l’Associazione Allattamento e Dintorni APS