“Il latte della mamma dopo 1, 2 o più anni non serve più a niente o crea addirittura danni”
L’ho sentito dire talmente tante volte, al punto che oggi vorrei provare a rispondere per punti.
1. Latte è e latte rimane. In che senso non dovrebbe servire? Ovviamente a una certa età non basterà da solo e il piccolo cercherà altro cibo a integrazione e pian piano a sostituzione (ogni bambino con i suoi tempi), ma è pur sempre un alimento, non è certo in grado di tramutare in acqua. Di sicuro non serve meno di un latte di mucca, di capra, o di tutti quei tanto pubblicizzati “latti di crescita”, definiti inutili dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno.
2. Volendo proprio paragonarlo ad altri alimenti (soprattutto considerando quanto male si mangia mediamente nella nostra società e gli altissimi tassi di sovrappeso e obesità) si può dire sia tra i più sani (per non dire il più sano in assoluto). È pieno di nutrienti, di vitamine, di anticorpi (e per approfondire questo punto e tutti gli esiti in salute servirebbe un articolo a parte).
3. Che danno crea? Forse la dipendenza dalla mamma? Perché, se non fossero allattati, a 1/2 ma anche 3/4 o più anni, sarebbero forse indipendenti dalla mamma? Pronti per l’università? Di sicuro a 1 anno si è più dipendenti che a 3, più ancora che a 6, 10, 14 ecc… Ma questo a prescindere dal latte che si prende. È come dire: “Fino a 1 anno va bene il seno, a 2 anni va bene in braccio, a 4 solo coccole, a 7 solo carezze…”. Ma dove sta scritto? Chi lo decide quando va bene cosa? Come in ogni cosa ci sono diverse tappe, diversi bambini, diversi genitori. C’è chi viene allattato per anni e chi no, chi ama stare in braccio finché diventa alto come la mamma e chi no, c’è chi dorme nel lettone fino a 1, 3, 7, 10 anni e chi non l’ha mai fatto e/o non ne ha mai sentito il bisogno (di certo c’è che superata la maggiore età vorranno dormire con i fidanzati/le fidanzate e non vorranno più la tetta della mamma!).
4. Il danno è forse legato all’egoismo della mamma (forse la più in auge delle critiche)? Personalmente mi chiedo come possa essere egoista fare, magari per anni, una cosa che, per quanto bella e sana, richiede alla donna un dispendio energetico superiore a quello della gravidanza (per non parlare delle notti spesso all’insegna delle poppate).
5. Se proprio vogliamo parlare di egoismo delle mamme, inteso come “pensare a se stesse“… beh, forse non tutti sanno che per ogni anno di allattamento si riduce in modo crescente il rischio della donna di tumore al seno e alle ovaie. Quindi sì, è un bene “anche per se stesse”.
6. Gli operatori sanitari che consigliano di “togliere il seno perché ormai ha un anno”, dovrebbero spiegare qual è il motivo per cui discordano con le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (e conseguentemente del Ministero della Salute), che consiglia l’allattamento materno fino ai due anni e anche oltre (ed esclusivo fino ai 6 mesi).
Sia chiaro che non può MAI essere giudicabile la scelta personale di una donna su come alimentare il proprio figlio, né su quanto insistere con l’allattamento al seno in caso di problemi, e nemmeno su quando smettere. Qui pongo l’accento su un’altra questione: le informazioni diffuse dovrebbero essere sempre corrette, complete, senza pregiudizi culturali o infondati (soprattutto da parte dei sanitari o di chi lavora a contatto con mamme e bambini!).
Mamme, fate le vostre scelte, senza farvi condizionare da pregiudizi o cattiva informazione, e poi… Andate dritte per la vostra strada (tanto qualsiasi cosa si faccia, le critiche non mancheranno mai)!
Valeria Paoletto – Facilitatrice in Allattamento per l’Associazione Allattamento e Dintorni APS