Cos’è
Alcune mamme, dopo la nascita del bambino, vengono avvertite che il loro piccolino ha “un po’ di ittero”. Questo messaggio può destare preoccupazione e ansia, per cui è bene sapere cosa è l’ittero, quando può dare preoccupazione e come si risolve. L’ittero è la colorazione gialla delle sclere e della pelle causata da un eccesso di bilirubina nel circolo sanguigno.
Alla nascita il bambino ha un numero di globuli rossi superiore a quello necessario alla vita extra-uterina. La sostanza di scarto derivante dalla distruzione di questi globuli rossi in eccesso è la bilirubina che, se non viene espulsa, causa l’ittero, che, come prima manifestazione conferisce il classico colore giallo alla sclera. Via via che i livelli di bilirubina aumentano, la colorazione della cute segue un andamento cefalo-caudale, comincia cioè dalla testa, si estende al tronco, all’addome, alle gambe e alla pianta dei piedi. Non è attendibile misurare i livelli di bilirubina solo con l’osservazione, dato che il colorito può essere influenzato dalla luce ambientale e dall’etnia di appartenenza.
La bilirubina, per essere eliminata, deve essere legata ad una proteina idrosolubile nel fegato in cui viene “coniugata”, così che, attraverso la bile, raggiunga l’intestino e possa essere espulsa con le feci. Se le feci non sono espulse con frequenza, la bilirubina può essere riassorbita dall’intestino, rientrando nel circolo sanguigno.
È quindi comprensibile come un allattamento precoce e frequente, che permette l’eliminazione rapida del meconio (le prime feci), impedisca che la bilirubina venga riassorbita dall’intestino e causi l’ittero.
Il colostro ha un effetto lassativo proprio per questo motivo.
Una ricerca ha evidenziato che nei bambini che poppavano più di nove volte al giorno il primo giorno, non si rilevavano alti livelli di bilirubina al sesto giorno.
Dato che più del 60% dei neonati allattati presenta un ittero visibile che può persistere anche per 15 settimane, i ricercatori si sono chiesti se questo non sia in qualche modo utile per il neonato ed è stato visto che, nelle prime settimane, la bilirubina funziona da antiossidante, riducendo i radicali liberi, diminuendo, ad esempio, la possibilità di NEC (Enterocolite necrotizzante) e di retinopatie nei pretermine.
Generalmente l’ittero appare tra la 2a e la 3a giornata.
L’ittero fisiologico, che raggiunge il picco tra il 3o e il 4o giorno e raramente supera i 15mg/dl, non richiede alcun trattamento e si risolve spontaneamente.
Anche il cosiddetto “ittero da latte materno”, che si protrae oltre le prime due settimane di vita è stato riconosciuto come una normale estensione dell’ittero fisiologico.
Fino a che i livelli di bilirubina restano sotto i 20mg/dl, senza repentini rialzi, l’ittero scompare entro le 15 settimane di vita.
A volte viene suggerita una temporanea sospensione dell’allattamento, ma, finché i livelli restano moderati, ciò non è necessario.
Alcuni ricercatori hanno trovato una correlazione tra ittero prolungato e infezioni delle vie urinarie, perciò, in caso di ittero che non si risolve, è possibile discutere col medico questa eventualità.
Quando l’ittero può destare preoccupazione?
Se i livelli di bilirubina superano (e accade molto raramente) i 25mg/dl, possono superare la barriera encefalica e causare encefalopatia che, se non trattata rapidamente, può portare a kernittero, cioè ad un danno neurologico permanente. Non tutti i bambini con un livello di bilirubina superiore a 25mg/dl sviluppano kernittero, ma il trattamento va comunque iniziato per evitare il rischio.
Quando l’ittero risulta visibile nelle prime 24 ore o se sale rapidamente (5mg/dl al giorno) e supera in 17 mg/dl, in un bambino sano e a termine, viene chiamato “ittero patologico”, perché probabilmente è legato ad un problema di salute.
Alcuni di questi problemi possono essere: una sepsi, malattie del fegato, incompatibilità RH o ABO, problemi metabolici, ipotiroidismo congenito, cefalo-ematoma, difetti o ostruzioni intestinali, disordine G6PD…
Anche in questi casi l’allattamento può e dovrebbe proseguire, salvo rare eccezioni.
Come si misura l’ittero
Per misurare i livelli di bilirubina si può effettuare la bilirubinometria transcutanea, molto meno invasiva del prelievo dal tallone. Questo test andrebbe effettuato su tutti i neonati prima della dimissione.
Trattamento dell’ittero
Quando il bambino necessita di trattamento, la madre può sentirsi frustrata, preoccupata o triste per la separazione dal bambino. Il suo stato di agitazione potrebbe rendere difficile memorizzare tutte le informazioni, per cui sarebbe opportuno che il medico discutesse con lei del problema e della terapia in un momento di calma.
Il trattamento consiste nella fototerapia: il bambino viene posto nudo, con gli occhi coperti, sotto una speciale lampada la cui luce, attraverso la pelle, trasforma la bilirubina in un elemento idrosolubile, senza bisogno del passaggio fegato-bile, così che il bambino la può espellere rapidamente e facilmente.
Esistono anche delle coperte in fibra ottica, che emettono luce fredda, che permettono di avvolgere il bambino ed effettuare la terapia senza dover coprire gli occhi del bambino e senza doverlo separare dalla mamma, così che la mamma può tenere in braccio ed allattare il suo bambino (e osservarsi a vicenda) mentre esegue la terapia.
La fototerapia e l’ittero possono rendere un bambino sonnolento, per cui la madre andrebbe incoraggiata a stimolare il suo bambino a poppare almeno 10-12 volte nelle 24 ore.
Una volta che i livelli di bilirubina sono scesi, è improbabile che salgano di nuovo. A volte possono leggermente aumentare quando il bambino riprende a poppare al seno, se c’è stato uno svezzamento temporaneo.
All’inizio di questo articolo abbiamo segnalato come sia importante un allattamento frequente con un’adeguata assunzione di colostro al fine di prevenire l’ittero.Per ottenere questo risultato è necessario che l’allattamento cominci in modo ottimale (vedi articolo: Iniziare ad allattare: dalla prima ora ai primi giorni), con il bambino posto al seno della madre subito dopo il parto, con tanto contatto pelle a pelle per stimolare la suzione, con poppate frequenti (almeno 10-12 nelle 24 ore) e non interrotte da nessuno (è il bambino che decide la durata della poppata).
Dal 4o giorno il bambino dovrebbe cominciare a bagnare 4-6 pannolini ed evacuare 3-4 volte feci color giallo-dorato.
Un calo di peso superiore al 7-10% e la produzione di meconio oltre il 3o giorno, sono un segnale che l’allattamento non procede nel modo ottimale.
In questo caso occorre attuare tutte le strategie atte a far assumere più latte al bambino: aumentare il numero della poppate, aumentare il contatto pelle a pelle, correggere, nel caso fosse necessario, il posizionamento o l’attacco al seno, spremere il latte e offrirlo al bambino se non sia abbastanza sveglio per poppare.
Nel caso che la madre non riesca a spremere tutto il latte necessario al bambino l’alternativa di prima scelta, per dare delle aggiunte, è il latte materno donato. Se questo non è disponibile, la scelta migliore in alternativa è una formula idrolisata, perché contiene una sostanza in grado di impedire il riassorbimento della bilirubina dall’intestino ed è meno probabile che causi sensibilizzazione nei bambini a rischio di allergie o diabete.
Se il medico prescrive comunque un’interruzione momentanea dell’allattamento (di solito di 24 ore, che vengono prolungate a 48 se i livelli non scendono), è importante che la madre sia incoraggiata a tirarsi il latte con la frequenza con cui un neonato è solito poppare e comunque almeno 8 volte al giorno, per mantenere ed incrementare la produzione. Le eventuali aggiunte o la sospensione dell’allattamento possono essere associate alla fototerapia.
Cosa non fare
Un tempo si usava dare acqua o soluzione glucosata ai neonati per “lavare via” l’ittero. Le ricerche hanno dimostrato che questa pratica è non solo inutile, dato che il 90% della bilirubina viene espulso con le feci e l’acqua non stimola le evacuazioni, ma è invece dannosa, perché riempie lo stomaco del bambino, facendolo poppare meno, così che la minore assunzione di latte impedisce evacuazioni sufficienti e l’ittero può aumentare.
Ricordiamo infine che i livelli di bilirubina sui quali intervenire per un trattamento variano a seconda dello stato di salute del bambino e delle settimane di gestazione. Nei bambini pretermine, infatti, i valori entro i quali intervenire sono più bassi rispetto a quelli dei bambini a termine e scendono a seconda del livello di prematurità.
Paola Mazzinghi
IBCLC – Firenze