Dalle mie tre esperienze di maternità ho imparato una cosa molto importante: in gravidanza
avviene una progressiva apertura della donna, sia fisica che emotiva, indotta dai cambiamenti
ormonali e anatomici, funzionale al “fare spazio” ad un altro essere umano.
Si tratta di un “fare spazio” inteso sia fisicamente che emotivamente. Chi di noi in gravidanza
o nell’immediato post parto non si è sentita, almeno talvolta, particolarmente esposta e
vulnerabile, non solo nei confronti del piccolo, ma anche -ahimè- degli altri o delle circostanze
esterne in generale? Si tratta di un’apertura “oltre i propri confini” evolutivamente essenziale,
prevista dalla natura affinché la madre si prenda cura del cucciolo con tutte le sue forze,
nonostante tutte le prove che ciò può comportare, a partire dal parto, nonostante la fatica e la
carenza di sonno.
Il parto è, in particolare, l’evento che richiede al nostro corpo questa apertura fino al suo
limite massimo. Successivamente, dopo la nascita, è importante ritrovare una sorta di
progressiva chiusura, il proprio centro.
Ci si riscopre madri, quindi legate ad una persona totalmente dipendente da noi, e soprattutto
i primi mesi e anni sono fisiologicamente all’insegna di una relazione e di un contatto molto
stretti. Basti pensare all’importanza dell’esogestazione, i nove mesi dopo la nascita, nei quali il
piccolo manifesta un bisogno viscerale di vicinanza quasi simbiotica. Tuttavia è essenziale,
pian piano, sentir ricostruire i propri confini fisici e mentali.
La gravidanza, la maternità, i primi preziosissimi e delicati quaranta giorni dopo il parto, sono
un viaggio in cui una donna si spoglia delle sue vecchie vesti, salvo poi, con la dovuta calma,
rivestirsi, con vesti che non sempre riconosce, ma rimanendo pur sempre sé stessa, ritrovata e
rinnovata dall’esperienza travolgente che è appunto la maternità. Un’interpretazione che si
ritrova nella storia della discesa della dea Inanna negli inferi, riportata anche da Verena
Schmid nel suo “Venire al mondo e dare alla luce” (Urra – Apogeo s.r.l., 2005).
Da: “Venire al mondo e dare alla luce”, Verena Schmid (Urra – Apogeo s.r.l., 2005).
La stanchezza che un tale impegnativo cambiamento comporta, le notti insonni, l’eventuale
gestione di più figli oltre al neonato, non aiutano, e nemmeno aiuta una frequente tendenza
della cultura di contorno nel far dubitare alle mamme delle proprie capacità (“Il bimbo si
sveglia spesso la notte? Avrai poco latte!”, “Vuole starti sempre addosso? Non assecondarlo
che si vizia!”).
Si dice poco che la maternità non è proprio qualcosa di dolce e delicato, ma è piuttosto una
forza naturale, a volte grezza e ruvida, di certo potente, di quelle cose che mettono alla prova
senza possibilità di sottrarsi, e noi ci troviamo a dover tirare fuori energie inaspettate, e ce la
facciamo, proprio perché questa forza ce la dà l’istinto, la natura. Questo vale per il parto e per
il post. Il problema, in vari ambiti, è quando la cultura, le pressioni esterne, la poca fiducia o il
poco contatto con sé, le condizioni psicologiche causate da tutto ciò, giocano a sfavore.
Credo che la consapevolezza della psicologia del post parto, di questa delicata vulnerabilità e
della fiducia nel proprio istinto, sia un modo di spaventarsi un po’ meno di queste sensazioni.
Credo anche che nei corsi pre-parto si parli molto di parto (forse anche troppo, mentre a mio
avviso, la cosa che quasi esclusivamente serve sapere è: “Spegni la mente razionale e fai tutto e
solo ciò che ti chiede il tuo corpo, qualsiasi cosa, qualsiasi movimento, posizione, vocalizzo,
urlo”), “abbastanza” di allattamento, ma non abbastanza di questo importante passaggio
emotivo che viene dopo la nascita.
In ciò abbiamo tutti una responsabilità importante: sostenere le donne in questa delicata fase,
sensibilizzarci e sensibilizzare sulla portata di questi cambiamenti emotivi, prima ancora che
pratici, aiutare, rispettare.
Molto spesso, è più utile un abbraccio, una cena preparata, una spesa fatta, piuttosto che un
consiglio non richiesto (e spesso male informato) su come doversi comportare con il proprio
piccolo.
Valeria Paoletto – Facilitatrice in Allattamento per l’Associazione Allattamento e
Dintorni APS.